giovedì 4 agosto 2011

Caso Agostino: OMERTA' DI STATO


Palermo, 19 luglio 2010

Sono stato a Palermo per partecipare ai 3 giorni di commemorazioni di Paolo Borsellino e degli agenti della scorta uccisi in via D’Amelio il 19/07/92.

Andare a Palermo e “toccare con mano” l’albero in via D’Amelio e il monumento a Capaci è stato, per me, sconvolgente! Non posso definire diversamente il turbamento che si prova quando si acquisisce la consapevolezza che, quanto letto in tanti libri e visto in svariati film da 18 anni a questa parte, è realmente accaduto. Un brusco risveglio per la mia mente, che, quasi, si sforzava di pensare a quei fatti come fossero irreali, o meglio surreali.



Quei tre giorni di Palermo del 2010 mi furono indispensabili anche per prendere atto di un'altra realtà, che sconvolse in modo brutale la mia coscienza e il mio cuore. In quei giorni, infatti, ho avuto la fortuna e l’onore di essere ospite della fam. Agostino. L’esperienza è stata infinitamente forte considerato che a quella famiglia sono legato da un affetto, da una stima e da un rispetto che sarebbe riduttivo relegare in una frase. A Nino Agostino, Ida Castelluccio e Attilio Manca inoltre, è stata idealmente dedicata l’Associazione che presiedo: LA MAFIA NON E’ SOLO SUD.

La situazione anomala, drammatica e incomprensibile, che ho dovuto affrontare durante e dopo quell’incontro, è il dover constatare che: NON TUTTE LE VITTIME INNOCENTI DELLE MAFIA SONO UGUALI!!!!

In molti si indignano a sentir parlare di “vittime di mafia di serie B” ma l’indignazione, credo, nasca dalla consapevolezza che si tratta di una REALTA’ incontrovertibile e come tale se ne nega l’esistenza, dunque anche la sua denuncia rimbalza su pareti di gomma.

Nino Agostino (poliziotto della mobile di Palermo) e la neo-moglie Ida Castelluccio (i due erano sposati da poco più di un mese) sono stati uccisi dalla mafia il 5 agosto del 1989. Nino Agostino è stato ucciso molto probabilmente perché AVEVA SCOPERTO COSE CHE “NON AVEREBBE DOVUTO SAPERE” e non a caso nel portafogli teneva un biglietto con scritto SE MI SUCCEDE QUALCOSA GUARDATE NEL MIO ARMADIETTO (per info vedi il filmato http://www.youtube.com/watch?v=1d1xfFP2tgw). Ida Castelluccio (da poco incinta), probabilmente, fu uccisa perché sapeva (le sue ultime parole furono:"VI CONOSCO").

I coniugi Agostino, quel 5 agosto del 89, si stavano recando al compleanno della sorella di Nino e morirono, assassinati, proprio tra le braccia dei genitori del poliziotto.

Le indagini sulla morte di Nino e Ida, causa numerosi depistaggi (DA SUBITO si parlò di movente passionale ndr), non hanno, ad oggi, fatto chiarezza sui mandanti, sugli esecutori e sui complici di questo pluriomicidio. Il probabile coinvolgimento di apparati dei SERVIZI SEGRETI provato dal loro continuo silenzio in merito, ci porta quindi a DENUNCIARE che: SUL CASO AGOSTINO C’E’ OMERTA’ DI STATO!!!.

Molto indicative sono le parole di Nino di Matteo quando, in merito al caso Agostino, afferma: TECNICAMENTE NON E’ MAI STATO POSTO IL SEGRETO di STATO MA CI STIAMO SCONTRANDO CON SEMPRE PIU’ EVIDENTI RETICENZE ANCHE DA PARTE DI QUEI SOGGETTI CHE HANNO RICOPERTO INCARICI PUBBLICI, ISTITUZIONALI E AL SERVIZIO DELLE FORZE di POLIZIA!”

Ascoltando le parole di Di Matteo, non posso che trovarmi d’accordo con chi mi dice: ”MAGARI” FOSSE STATO POSTO IL SEGRETO DI STATO SUL CASO AGOSTINO, MAGARI! Con un Segreto di Stato, “almeno”, avremo una o più persone PRECISE da additare e accusare. Invece, al posto di un vergognoso segreto di stato, ci troviamo, assieme agli Agostino e alle decine e decine di famigliari di vittime delle mafie, a fronteggiare la costante vigliaccheria di uno Stato che nei tribunali espone, paradossalmente, la frase LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI; OMERTA' DI STATO vigliacca e ingiustificabile è pari, solo, alla vigliaccheria di quei mafiosi che non si fermano nemmeno davanti ad una 19enne incinta.

I genitori di Nino, dalla morte del figlio e della nuora, hanno fatto una promessa: Vincenzo non si taglierà più né barba né capelli mentre Augusta non toglierà più il lutto FINTANTO CHE NON SI SAPRA’ UFFICIALMENTE CHI, E PERCHE’, hanno ucciso questa giovane coppia di sposi.



In Italia ormai è prassi avere due VERITA’: la verità giuridica (determinata dalle sentenze) e la verità “storica” (determinata da fatti certi ma che, per varie ragioni, non hanno portato ad una sentenza di condanna dei colpevoli). Nella nostra Nazione i famigliari delle vittime innocenti di mafia di “serie B” (come purtroppo definisco anche la fam. Agostino) spesso non hanno nemmeno il “diritto” di conoscere la verità storica perché essa si può avere forse, soltanto, se a chiederla sono la maggioranza dei cittadini (“se l’Italia tutta chiederà la verità lo Stato non potrà sottrarsi a questa richiesta” A. INGROIA) oppure se a “concederla” sono i “poteri forti”.



Dall’uccisione di Nino e Ida (sono passti 22 anni ndr) si è parlato sempre troppo poco di questo caso e, i fatti accaduti, raramente sono stati raccontati con la dovizia di particolari, che gli sarebbe dovuta. Perché tutto ciò?

PERCHE’ LA VERITA’ SULLA MORTE DI NINO E IDA E’ SCOMODISSIMA E, SE SCOPERTA, SAREBBE PERICOLOSA PER MOLTI!!!



Scoprire coloro che hanno voluto la morte dei due coniugi e coloro che hanno partecipato attivamente al depistaggio delle indagini porterebbe, forse, ALLE STESSE PERSONE IMPLICATE NEL FALLITO ATTENTATO A GIOVANNI FALCONE (Addaura 1989) NONCHE' AI MAFIOSI, AI MEMBRI DEI SERVIZI SEGRETI COINVOLTI NELLE STRAGI DEL 92 E DEL 93 E, MOLTO PROBABILMENTE, PORTEREBBE A SCOPRIRE FINALMENTE CHI E' QUELLA "FACCIA DA MOSTRO" DI CUI TANTO SI E' PARLATO SUI GIORNALI MA CHE, AD OGGI, E' SENZA NOME.

La ricerca della verità, in uno Stato di diritto, dovrebbe chiamarsi “INTERESSE NAZIONALE” e, invece, in un’Italia dove la giustizia è un lusso per pochissimi eletti, l’OMERTA’ DI STATO è la realtà che fronteggiano giornalmente queste famiglie abbandonate e, che si vorrebbe, relegate al silenzio. A febbraio 2011 è partita una petizione per togliere il “segreto di stato” sul caso VOLTA A SCOPRIRE TUTTA LA VERITA’; ad oggi hanno firmato poco più di 1.500 persone. Anche questo sforzo, dunque, sembrerebbe essere stato inutile: l’ennesima sconfitta dei giusti! Cosa, allora, dovrei dire agli Agostino? ”CIO CHE FATE DA 22 ANNI E’ TOTALMENTE INUTILE”, ARRENDETEVI all’OMERTA’ DI STATO!

No, se potessi incontrarli oggi stesso, invece, gli direi: molti Italiani (non so se considerare anche loro di “serie B”, non credo, comunque sicuramente diversi) vi sono vicini con i loro umili e spuntati strumenti; ma sappiate, cari Agostino, che queste persone vi sono vicine con il cuore, non vi abbandoneranno, non si stancheranno di urlare ai “sordi” la verità storica sulla morte dei vostri cari perché anche noi, come voi, abbiamo fatto una promessa solenne mai più vittime di serie B, mai più segreti infamanti per un popolo onesto!

In ultimo, mi pongo una domanda agghiacciante:



•L’arresto dei mandanti, degli esecutori e dei complici del pluri-omicidio Agostino, avrebbe potuto evitare la morte di Emanuele Piazza e prevenire i morti e le Stragi del 1992/1993?


Davide Tassan Zorat

LA MAFIA NON E’ SOLO SUD

P.S. vi ricordo di consultare il video http://www.youtube.com/watch?v=1d1xfFP2tgw
IMPORTANTE : Venerdì 5 agosto alle ore 09.15 al Santuario di S. Maria del Gesù (PA) si terrà una messa per ricordare Nino Agostino e Ida Castellucci celebrata da Don Luigi Ciotti.

Alle ore 9.00 il Questore di Palermo deporrà una corona di fiori davanti la cappella dove riposano i due ragazzi. Alle ore 11.30 verrà scoperta una targa commemorativa realizzata dal Comune di Carini, installata a Villagrazia di Carini sul lungomare Cristoforo Colombo, luogo dell'omicidio, all'altezza dell'ex civico 699, in cui sorgeva il villino della famiglia Agostino



La mafia non è solo sud

martedì 2 agosto 2011

MAMBRO E FIORAVANTI, ESECUTORI DELLA STRAGE DI BOLOGNA, SONO LIBERI. LO SAPETE?


Come ogni 2 agosto eccomi qua a ricordare Bologna, la strage più infame, il momento più basso, che dura ancora. In pochi sanno che non è una strage senza colpevoli: gli esecutori materiali sono, per sentenza passata in giudicato, i serial killer Francesca Mambro e Giusva Fioravanti. Che, incredibilmente​, hanno passato in carcere solo 16 anni, dal 1998 sono fuori dalla galera e oggi sono persone libere. Sono completamente liberi senza essersi mai né dissociati né pentiti. Senza aver mai detto la verità. Che per la verità sul quel pozzo nero che è stato il terrorismo neofascista nei suoi addentellati con lo Stato deviato che l'ha utilizzato come manovalanza, io avrei concesso anche la libertà. Ma senza verità non può esserci libertà. E la libertà di Mambro e Fioravanti oggi, nei giorni in cui ci scandalizziamo perché i norvegesi daranno solo 21 anni di carcere all'autore della strage di Oslo, è la vergogna della storia della giustizia in Italia. C'è stato un momento in cui ho pensato che finalmente avremmo saputa la verità. E' stato quando Gennaro Mokbel (che ora è sotto processo, ma liberato anche lui dal carcere, come punto di congiuzione eversione-ricic​laggio-servizi-​stato-bandamagl​iana) veniva intercettato decine di volte al telefono con Fioravanti e Mambro (che gli propone addirittura i suoi parenti come tesserati per il suo movimento politico) e una volta lo stesso Mokblel dice chiaramente: "Tirarli fuori dal carcere mi è costato un milione e duecentomila euro". Leggendo quelle intercettazione​ ho creduto che finalmente i giornali avrebbero finito con la loro campagna per trasformare i due peggiori assassini della storia italiana in due santi. Sarebbe finita la fioritura di libri giustificazioni​sti sulle azioni dei Nar (erano giovani, poverini). Sarebbe finita la commedia di Nessuno tocchi Caino e nessuno lo tocchi, per carità, ma deve per forza venire a darci lezioni di umanità? Si sarebbe finalmente vergognata Emma Bonino di aver chiamato due pluriergastolan​i neofascisti (e i rapporti con Mokble provano che la radice politica non cambia) a collaborare ad una campagna politica per tutto il centrosinistra alla conquista della regione Lazio. Confesso di non essere riuscito a votare per la Bonino, l'anno scorso. Io posso solo riportare le parole di Paolo Bolognesi a nome di tutte le vittime di Bologna alla celebrazione del trentennale: "Ad eseguire materialmente la strage sono stati i neofascisti dei Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, hanno scontato condanne pagate a prezzi di saldo: non esiste detenuto in Italia che abbia goduto di maggiori benefici. Abbiamo appreso con sconcerto la disinvoltura e la noncuranza dell'etica politica con cui Emma Bonino ha avuto come consulenti nel comitato elettorale Mambro e Fioravanti". Bolognesi poi ha ricordato il caso Mokbel e il ruolo del giudice Mario Amato, giovane magistrato trucidato su ordine di Mambro e Fioravanti quaranta giorni prima della strage di Bologna. Stava indagando sui legami tra Nar, servizi deviati e banda della Magliana, puntando "molto in alto". Il mio modo di ricordare sempre che i peggiori criminali della storia italiana sono liberi e oggetto di venerazione da parte della classe giornalistica italiana, è ricordare tutte le loro vittime, quelle di cui nessun giornale oggi ha ricordato il nome, specie quei giornali impegnati nella celebrazione degli assassini Mambro e Fioravanti. Ecco alcune righe finite dentro a "La ricerca della costante" (il mio ultimo romanzo, uscito lo scorso anno e nel 2012 credo diventerà un film) e dentro il cuore di un personaggio che, come tutti i personaggi del romanzo, esiste realmente. PAOLO nato il 3 aprile 1963, quando in Italia si era al culmine del boom economico, al governo c'era il primo centrosinistra ed Amintore Fanfani faceva il presidente del Consiglio, i contadini si erano trasformati in operai e il nostro paese si era ritrovato tra le grandi potenze industriali. Non ha Facebook, non guarda YouTube, non usa internet. La sua ossessione è un frammento di giornale. Paolo non ha più molti capelli, è massiccio e quelli che una volta erano muscoli possenti oggi sono anche grasso. Una pancia prominente, non dovuta solo al cibo. Beve, Paolo. Beve anche quando gioca e beve per dimenticare. Beve per dimenticare quel maledetto 2 agosto. Gioca anche, per dimenticare. In realtà gioca bene, non è mai prevedibile, è solido: soffre i più giovani, quelli allenati da decine di ore settimanali trascorsi a grindare anche venti tavoli contemporaneame​nte. Grindare significa giocare come automi molti sit 'n' go allo stesso tempo puntando solo sulle cosiddette monster hands, le migliori mani possibili di partenza: AA, KK, QQ. Quelle che danno la massima probabilità di vittoria. E poiché il bravo giocatore di poker è quello freddo che punta su probabilità a proprio favore, chi grinda on line si arricchisce perché riesce a giocare anche cinquecento minitornei al giorno, accumulando peraltro un'esperienza notevolissima in poche settimane. Quella che uno come Paolo ha costruito in trent'anni. Trent'anni passati a giocare al vecchio poker cinque carte prima, a texas hold'em ora. Ma la mente di Paolo è ferma. Ferma a quel maledetto 2 agosto quando doveva raggiungere la sua Antonella a Bologna, poi insieme partire per Rimini e tornare ai bagni dove l'anno prima s'erano conosciuti e lui, sedicenne, per la prima volta aveva fatto l'amore. Ma quel 2 agosto il treno da Roma lo portò a Firenze e da Firenze non si mosse perché a Bologna era scoppiata una bomba e Antonella non c'era più. E Paolo non sa se soffre di più per il ricordo di Antonella o per l'incontro che ogni giorno fa per strada, nelle viuzze accanto al Pantheon dove lui ha una piccola casa comprata negli Anni Ottanta dopo una vincita particolarmente​ cospicua in una serata fortunata. Incontra sempre quelli che i giudici hanno detto essere coloro che la bomba che gli ha spezzato la vita in quella stazione l'hanno messa. Paolo si rigira tra le mani un frammento di giornale, spesso, molto spesso. E' la sua ossessione. Ce l'ha nel portafoglio anche oggi che deve giocarsi il mondiale. Paolo ha seguito il processo della strage, sa che li hanno condannati con ragione. Eppure Giusva Fioravanti e Francesca Mambro sono liberi, hanno avuto una figlia, girano felici senza alcun peso. Li incontri per strada come una coppia qualunque. Paolo rilegge tutti i crimini che questi due hanno commesso, anche senza la strage di Bologna per la quale si proclamano innocenti. Li rilegge ogni giorno, attraverso quel frammento di giornale. 28 febbraio 1978. Giusva Fioravanti ed altri notano due ragazzi seduti su una panchina che dall'aspetto (capelli lunghi e giornali) identificano come appartenenti alla sinistra. Fioravanti scende dall'auto, si dirige verso il gruppetto e fa fuoco: Roberto Scialabba, 24 anni, cade a terra ferito e Fioravanti lo finisce con un colpo alla testa. Poi, si gira verso una ragazza che sta fuggendo urlando e le spara senza colpirla. 9 gennaio 1979. Fioravanti ed altre tre persone assaltano la sede romana di Radio città futura dove è in corso una trasmissione gestita da un gruppo femminista. I terroristi fanno stendere le donne presenti sul pavimento e danno fuoco ai locali. L'incendio divampa e le impiegate tentano di fuggire. Sono raggiunte da colpi di mitra e pistola. Quattro rimangono ferite, di cui due gravemente. 16 giugno 1979. Fioravanti guida l'assalto alla sezione comunista dell'Esquilino,​ a Roma. All'interno si stanno svolgendo due assemblee congiunte. Sono presenti più di 50 persone. La squadra terrorista lancia due bombe a mano, poi scarica alla cieca un caricatore di revolver. Si contano 25 feriti. Dario Pedretti, componente del commando, verrà redarguito da Fioravanti perché, nonostante il ricco armamentario "non c'era scappato il morto". Che Fioravanti fosse colui che ha guidato il commando è accertato dalle testimonianze dei feriti e degli altri partecipanti all'azione, e da una sentenza passata in giudicato. Ciononostante, Fioravanti ha sempre negato questo suo pesante precedente stragista. 17 dicembre 1979. Fioravanti assieme ad altri vuole uccidere l'avvocato Giorgio Arcangeli, ritenuto responsabile della cattura di Pierluigi Concutelli, leader carismatico dell'eversione neofascista. Fioravanti non ha mai visto la vittima designata, ne conosce solo una sommaria descrizione. L'agguato viene teso sotto lo studio dell'avvocato, ma a perdere la vita è un inconsapevole geometra di 24 anni, Antonio Leandri, vittima di uno scambio di persona e colpevole di essersi voltato al grido "avvocato!" lanciato da Fioravanti. 6 febbraio 1980. Fioravanti uccide il poliziotto Maurizio Arnesano che ha solo 19 anni. Scopo dell'omicidio, impadronirsi del suo mitra M.12. Al sostituto procuratore di Roma, il 13 aprile 1981, Cristiano Fioravanti - fratello di Valerio - dichiarerà: "La mattina dell'omicidio Arnesano, Valerio mi disse che un poliziotto gli avrebbe dato un mitra; io, incredulo, chiesi a che prezzo ed egli mi rispose: "gratuitamente"​; fece un sorriso ed io capii". 23 giugno 1980. Su ordine di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, Gilberto Cavallini uccide a Roma il sostituto procuratore Mario Amato. Il magistrato, 36 anni, è appena uscito di casa; da due anni conduce le principali inchiesta sui movimenti eversivi di destra. Amato aveva annunciato che le sue indagini lo stavano portando "alla visione di una verità d'assieme, coinvolgente responsabilità ben più gravi di quelle stesse degli esecutori degli atti criminosi". Mambro e Fioravanti la sera dell'omicidio festeggiano ad ostriche e champagne. 9 settembre 1980. Mambro e Fioravanti con Soderini e Cristiano Fioravanti, uccidono Francesco Mangiameli, dirigente di Terza Posizione in Sicilia e testimone scomodo in merito alla strage di Bologna. 5 febbraio 1981. Mambro e Fioravanti tendono un agguato a due carabinieri: Enea Codotto, 25 anni e Luigi Maronese, 23 anni. Dagli atti del processo è emerso che durante l'imboscata Fioravanti ha fatto finta di arrendersi. Poi ha gridato alla Mambro, nascosta dietro un'auto, "Spara, spara!". 30 settembre 1981. Viene ucciso il ventitreenne Marco Pizzari, estremista di destra e intimo amico di Luigi Ciavardini, poiché ritenuto un "infame delatore". Del commando omicida fa parte Mambro. 21 ottobre 1981. Alcuni Nar, tra cui Mambro, tendono un agguato, a Roma, al capitano della Digos Francesco Straullu e all'agente Ciriaco Di Roma. I due vengono massacrati. L'efferatezza del crimine è racchiusa nelle parole del medico legale: "La morte di Straullu è stata causata dallo sfracellamento del capo e del massiccio facciale con spappolamento dell'encefalo; quello di Di Roma per la ferita a carico del capo con frattura del cranio e lesioni al cervello". Il capitano Straullu, 26 anni, aveva lavorato con grande impegno per smascherare i soldati dell'eversione nera. Nel 1981 ne aveva fatti arrestare 56. La mattina dell'agguato non aveva la solita auto blindata, in riparazione da due giorni. 5 marzo 1982. Durante una rapina a Roma, Mambro uccide Alessandro Caravillani, 17 anni. Il ragazzo stava recandosi a scuola e passava di lì per caso. Mambro sostiene che Caravillani sia stato ucciso da un proiettile di rimbalzo. Viene condannata come esecutrice dell'assassinio​. Francesca Mambro e Giusva Fioravanti sono nella mente di Paolo anche quando affronta la mano decisiva che lo conduce al tavolo finale, contro uno di quei ragazzini che lui non sopporta. Si chiama Tommaso, avrà vent'anni, sui tavoli del poker on line è riconosciuto come un maestro. Affronta un flop cinque di quadri cinque di fiori sei di quadri mandando "la vasca", cioè tutte le chips, per evitare rischi di scale o progetti di colore degli avversari che ha già sfoltito con un pesante raise preflop. Gli era rimasto da battere solo Paolo, che però ha seguito il suo rilancio avendo in mano asso e cinque. Paolo ha trissato, cioè la sua mano debole di partenza si è trasformata in mano praticamente imbattibile (nuts, nel gergo). Tommaso non può saperlo. Paolo fa instant call all'all in di Tommaso, turn e river non soprendono, il figlio che magar avrebbe anche voluto avere da Antonella è battuto, ma i fantasmi, quelli, non si battono mai. (tratto da "La ricerca della costante", di Mario Adinolfi, AlibertiCastelv​ecchi 2010) I serial killer Fioravanti e Mambro sono liberi. Hanno avuto una figlia. Hanno un lavoro. Il fratello di Giusva, Cristiano, ha sostenuto che Fioravanti è il killer del giornalista Mino Pecorelli e anche del presidente della regione Sicilia, Piersanti Mattarella. La vedova di Piersanti Mattarella, accanto al marito nel momento in cui sono stati esplosi i colpi mortali, ha riconosciuto in Giusva Fioravanti l'esecutore dell'assassinio​. E' l'unico caso della storia processuale italiana in cui a un testimone oculare certamente credibile viene preferita la parola di un pentito. Fioravanti è stato assolto. Fioravanti è libero, insieme alla sua Francesca, senza averci mai detto la verità. I serial killer sono stati premiati. Bologna oggi piange i suoi morti oltraggiati senza vergogna da uno Stato senza giustizia.


Mario Adinolfi