lunedì 2 luglio 2007

NINE BLACK ALPS - Everything is.....(2005)


Suonare grunge a Manchester è un po’ come mangiare polenta e brasato ai Caraibi. C’è chi lo fa, d’accordo, ma è inutile sottolineare quanto sia insolito e impopolare avventurarsi in iniziative del genere. Da una parte, il rischio che il popolo indie-alternativo ti volti le spalle è tremendamente alto; dall’altra, le prospettive di una digestione tranquilla all’ombra di una palma si allontanano inesorabilmente. Ma gli inglesi, si sa, sono capaci di tutto, anche di presentarsi a torso nudo fra gli spalti nelle più gelide nottate calcistiche che possiate concepire: per non parlare di quelli che amano sguazzare nelle fresche acque di Brighton, magari verso sera, spesso addirittura a mezzanotte. Perché allora non cimentarsi nel genere di Kurt Cobain? Del resto, quella del rock corposo e scatenato è una pista che – grazie ai Vines – è ancora fresca e attuale. Certo, Craig Nicholls non ha dovuto confrontarsi con un paese che, musicalmente parlando, è sempre stato in competizione con gli Stati Uniti. E non ha dovuto nemmeno fare i conti con una città come Manchester, legata a doppio filo a generi tipicamente britannici come il baggy e il britpop. Crescere a pane e Nirvana nei dintorni dell’Hacienda è come tradire la propria moglie, o - se preferite – rinnegare d’un colpo le proprie origini. Insomma, mettetela come vi pare, giratela come meglio credete. Il fatto è che un gruppo come i Nine Black Alps sa tanto di pesce fuor d’acqua. Che, nonostante tutto, riesce a cavarsela egregiamente. Merito di un album (questo Everything Is) denso e vigoroso quanto basta, nonché del lavoro di cesellatura di Rob Schnapf, già consigliere massimo di Foo Fighters e dei sopra citati rocker australiani. Il debito nei confronti di Seattle e dei capelloni in camicia di flanella, tuttavia, è enorme: episodi eccellenti del calibro di Shot Down riescono a malapena ad avvicinarsi alla purezza (e alla bellezza) di quel periodo, consegnando nelle mani dell’ascoltatore un prodotto genuino e onesto ma tremendamente mediocre nei confronti di capisaldi come Nevermind. Oddio, oggettivamente questa non è una colpa né tantomeno un demerito: c’è chi nasce con la camicia e chi invece è costretto a lavorare sulla propria persona. E poi, sinceramente, oggi come oggi ci si accontenta anche di poco, e cioè di prodotti senza infamia né lode, buoni per un’estate o poco più. Di rivoluzioni neanche l’ombra, di generazioni afflitte e desiderose di un nuovo leader maximo musicale neppure. I Nine Black Alps non sono i Nirvana, ovvio. Nessuno vorrebbe assumersi tale responsabilità, come nessuno – dalla parte di chi ascolta – è disposto ad accettare una nuova figura carismatica. I tempi che corrono, perlomeno dalla nostra prospettiva, sono troppo floridi e felici perché qualcuno arrivi e ci tratti a pesci in faccia, facendoci la morale e mettendoci a nudo. Prima di arrabbiarsi con il New Musical Express per l’ennesima sòla che ci ha rifilato, ritengo sia utile riflettere su quanto detto finora, ovvero sul cambiamento sociale che sta subendo la musica: da forza trainante a semplice passatempo.In quest’ottica, l’esordio discografico di questi ragazzi è una prova alquanto dignitosa. Avanti così, perciò. Marcello Pelizzari

Tracklist:
1. Get Your Guns
2. Cosmopolitan
3. Not Everyone
4. Unsatisfied
5. Headlights
6. Behind Your Eyes
7. Ironside
8. Shot Down
9. Just Friends
10. Everybody Is
11. Intermission
12. Southern Cross

Componenti del gruppo:
Sam Forrest - guitar playing and singing.
James Galley - drumming and singing.
Martin Cohen - bass
David Jones - guitaring and bassing.

1 commento:

Milky. ha detto...
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