lunedì 4 giugno 2007

FUORI CALDERON


Il presidente Felipe Calderon sarà a Milano il 5 giugno 2007
Afuera Calderon! Contestiamo la visita del Presidente Messicano a Milano
Basta con la violazione dei diritti umani in Messico
Martedì 5 giugno 2007
Tutti/e a Milano il 5 giugno 2007 dalle ore 10.30 in Piazza Affari.
Ai primi di Giugno sarà in Italia Felipe Calderón attuale Presidente del Messico.Tappe principali della suo giro saranno l’incontro con Prodi e il Papa.
Il 5 giugno sarà a Milano per incontrare gli industriali e gli imprenditori e sollecitare maggiori investimenti in Messico.
In questa occasione saremo pronti a dare il "Bienvenido" alla nostra maniera a Sua Indecenza "Presidente Felipe Calderòn", erede di Vicente Fox, con cui condivide le responsabilità per i massacri in Chiapas, in Oaxaca e ad Atenco.
Non vogliamo il presidente Calderòn né a Milano né in Europa.Vogliamo che sia giudicato da una corte internazionale per crimini contro l’Umanità.Per la dignità ribelle della lotta zapatista in Chiapas, delle lotte dei maestri di Oaxaca e dei fiorai di Salvador Atenco.
Per un’America Latina sociale, giusta e libera dai tiranni e assassini al soldo delle multinazionali e dei latifondisti.
Saremo in tant@ fuori dai templi del denaro e del potere a segnalare che lì dentro c’è un assassino e che a riceverlo con gli onori di Stato si diventa complici.
Infatti cinquant’anni d’applicazione delle politiche neoliberiste in America Latina hanno prodotto devastazione, miseria e povertà.Hanno depredato un continente delle risorse naturali e ridotto uomini, donne e bambini alla fame e al conseguente esilio di massa.
A seguito di queste considerazioni, convochiamo la società civile, le associazioni, i singoli e i collettivi a una giornata di mobilitazione contro Felipe Calderón, che sarà a Milano, nel Palazzo Mezzanotte a Piazza Affari, il 5 giugno 2007, per un "business forum" Italia-Messico, cioè per fare affari con la crème degli speculatori finanziari nostrani.
Vi invitiamo pertanto ad aderire a un escrache a Felipe Calderon!!
Come nella migliore tradizione latinoamericana, saremo presenti per tutto il 5 giugno a Milano per un escrache contro Felipe Calderón, ovvero per dire a tutti che questo personaggio è un criminale e un ospite non desiderato.Lo faremo con le nostre pratiche di movimento, e invitando tutte/i a rendere visibile e rumoroso il nostro dissenso: con striscioni ma anche con pentole e padelle, perché un bel cacerolazo disturbi i loro affari sporchi.
Afuera Calderon!Libertà e giustizia per il Chiapas!Libertà e giustizia per Atenco!Libertà e giustizia per Oaxaca!
Da Roma a Milano: giornate di mobilitazione nazionale contro Felipe Calderon.
Adesioni:Associazione Italia-NicaraguaComitato Chiapas Maribel (Bergamo)Comitato Chiapas CastellanzaCircolo Lavoratori FFSS "Spartaco Lavagnini" FirenzeAssociazione In Viaggio, Menaggio (Como)Associazione Arci Oltre Confine per i Diritti Umani - FerraraComunità Resistenti delle MarcheCantiere (Milano)
Per info e adesioni:
Associazione Ya Basta!mail: afueracalderon@email.it
Dopo una «vittoria» all'insegna della frode, i primi 6 mesi della presidenza Calderón, paladino delle multinazionali e dell'estrema destra cattolica, hanno portato il Messico sull'orlo del baratro. Oggi, perfino i suoi sostenitori, passata l'euforia di una vittoria usurpata, cominciano a rendersene conto.La sua incauta offensiva contro il narcotraffico - il primo potere reale in Messico, non solo economicamente - sta insaguinando il paese, mettendo in fuga gli sperati investimenti stranieri e risvegliando pruriti rivoluzionari nel popolo, narcotizzato da 70 anni di Pri, il partito della «dittatura perfetta».Il sessennio di Vicente Fox, che conquistò la presidenza nel 2000 con il Partido de Acción Nacional inaugurando l'agognata alternanza, era bastato a deludere le speranze dell'elettorato. Il «trionfo» di Calderón, dichiarato vincitore per lo 0.58%, è stato la mazzata finale per un Messico impoverito - malgrado i miliardari da Forbes, come Carlos Slim -, represso e ormai privo di qualsiasi sovranità, perfino quella alimentare.Nato sotto l'egida della tutela militare, entrato letteralmente per la porta di servizio del Congresso occupato dalla sinistra a prestare giuramento, il governo di Calderón ha annaspato fin dall'inizio alla ricerca di legittimità. Ma ha imboccato il vicolo sbagliato, inalberando la bandiera della lotta alla delinquenza organizzata. I suoi primi provvedimenti sono stati un aumento di stipendio ai militari, peraltro irrisorio, e la concessione di un modesto sussidio agli anziani. Una proposta, quest'ultima, del candidato di centro-sinistra, Andrés Manuel López Obrador, che Calderón aveva giudicato «populista».Le principali promesse di campagna del neopresidente, soprannominato FeCal dall'inventiva popolare, si sono rivelate tragiche burle. La creazione di nuovi posti di lavoro si è tradotta in un saldo negativo e ogni giorno più di mille messicani sono costretti a emigrare illegalmente negli Usa per sfuggire a disoccupazione e miseria. L'esodo ha raggiunto dimensioni epiche e il Messico è ormai il primo paese «esportatore» di manodopera, superando India e Cina (dati Onu).La sicurezza, poi, è un ricordo del passato. I notiziari televisivi, per quanto filo-governativi, non riescono a occultare il crescente numero di morti, giustiziati dai narco-trafficanti (una media di 7-8 al giorno, dal principio dell'anno). La connivenza tra «forze dell'ordine», settori della classe politica e grandi cartelli narcos è sempre più evidente. L'uso dell'esercito per l'ordine pubblico sopprime le libertà fondamentali e, invece di porre freno a una delinquenza ormai scatenata, produce gravi violazioni dei diritti umani.Alle manifestazioni di dissenso e ai movimenti sociali si risponde con la militarizzazione, la brutalità poliziesca e l'uso punitivo dell'apparato giudiziario. Tre dirigenti del movimento di San Salvador Atenco, che si oppose con successo nel 2002 alla costruzione di un aeroporto sulle sue terre, sono stati condannati a 67 anni con false imputazioni.A Oaxaca, il governatore Ulises Ruiz Ortiz, mandante di una ventina di omicidi, è ancora in sella malgrado un movimento popolare che ne chiede le dimissioni da un anno. Flavio Sosa, portavoce della Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca, e i suoi fratelli sono rinchiusi in carceri di massima sicurezza. In un contesto in cui i narcos inviano teste di decapitati ai giornali e i comandi militari difendono i propri uomini accusati di stupri e violenze, Calderón si incontrerà con Clemente Mastella «per conoscere l'esperienza italiana nella lotta alla mafia».Calderón incontrerà anche Prodi, il presidente Napolitano e Franco Marini. La visita a papa Ratzinger in Vaticano è stata definita dal ministero degli esteri messicano «un incontro fra capi di Stato» in cui, secondo le dichiarazioni ufficiali, non si parlerà del tema dell'aborto, recentemente legalizzato dall'amministrazione di Città del Messico.A Milano, seconda tappa del suo viaggio, Calderón parteciperà a un incontro con imprenditori italiani. Poi, a Parigi, vedrà Sarkozy, a Bruxelles visiterà l'Unione europea per ribadire l'adesione del suo governo all'«Accordo di associazione economica, concertazione politica e cooperazione» in vigore fra Ue e Messico dal 2000. Il 6 e 7 giugno, parteciperà come invitato al vertice del G8 a Heiligendamm e poi andrà in Danimarca.Non si sa se porterà con sé il presidente del suo partito Manuel Espino, membro del gruppo paramilitare cattolico El Yunque (l'incudine) e suo nemico. Come se non bastasse, infatti, è in corso una guerra intestina nel Pan, che vede contrapposti il comitato d'affari del presidente e l'ultra-destra clericale.Poco prima della partenza, Calderón, dopo aver «riformato» secondo i dettami neo-liberisti il sistema pensionistico e la previdenza sociale, scatenando grandi proteste popolari, ha varato una nuova legge contro il terrorismo - inesistente in Messico ma ossessione di George W.Bush - e ha istituito una nuova polizia militarizzata, incostituzionale.

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