Le banche italiane hanno preso in parola l'invito secco del governatore di Bankitalia, Mario Draghi, di fondersi per rafforzare la loro posizione. 17 mesi dopo quella esortazione e dopo la prima grande fusione Intesa San Paolo, oggi tocca ad altri quattro istituti, diversi per peso ma tutti di lunga storia.Tra Roma e Milano convoleranno a nozze Unicredit e Capitalia. Una fusione che darà vita alla sesta banca a livello mondiale, la seconda in Europa e la prima in Italia, con una capitalizzazione di poco inferiore ai 100 miliardi di euro. Secondo le indiscrezioni piu' accreditate, il concambio sarà di 1,12 azioni Unicredit per ogni Capitalia, con sinergie di 1,163 miliardi in tre anni (800 milioni da risparmi di costo e 400 da ricavi) e l'eps (utile per azione) del 17% fra 2007 e il 2009. E ancora novemila sportelli divisi in tre marchi operativi, una presenza che copre capillarmente l'intero paese (Capitalia è fortemente presente più nel centro sud, Unicredit nel nord) e arriva fino in Germania, dove Unicredit ha già conquistato la tedesca Hpv.Una fusione così importante avrà ripercussioni sul sistema di poteri finanziari del paese,. L'attuale presidente di Capitalia Cesare Geronzi diventerà vicepresidente nel nuovo gruppo ma successivamente salire, grazie a questo operazione, fin su alla presidenza di Mediobanca, di cui Unicredit e Capitalia sono oggi importanti azionisti.Quanto alle partecipazioni, infatti, i due colossi si presentano con un aggregato pari al 18% in Mediobanca, destinato a ridursi di circa la metà per tener conto del nuovo bilanciamento dei poteri. Insieme, Unicredit e Capitalia controlleranno anche il 22% di Banca d'Italia, quasi il 20% di Borsa Italiana, oltre il 6,4% di Generali, il 2,1% di Rcs (è la quota di Capitalia, perché Unicredit aveva ceduto la sua partecipazione qualche anno fa).La mega-fusione spiace soltanto a Intesa San Paolo, cosa che tuttavia non dovrebbe significare una dichiarazione di guerra. In questo quadro, la vigilanza del governatore di Bankitalia è ovviamente delicata. «C'è bisogno di un insediamento bancario importante in città, non dico il trasferimento della holding da Milano, ma una forte presenza a Roma», è stato l'auspicio del sindaco della Capitale Walter Veltroni che, a margine di un'iniziativa in una scuola romana, ha così commentato l'annunciata fusione, dando la sua benedizione dopo quella di Romano Prodi e Tommaso Padoa Shioppa.
E così, mentre tutti brindano al nuovo polo bancario l'A.D. Geronzi non solo resterà impunito x il crack Parmalat (ne è uno dei principali imputati e recentemente ha dichiarato che il processo "non lo preoccupa") ma diventerà con ogni probabilità uno dei più potenti uomini al mondo. Intanto i poveri correntisti continueranno a pagare le spese bancarie più alte d'Europa e la classe interinale continuerà a non avere accesso ad alcun finanziamento. Questi sono temi che dovrebbero indignare e far scendere in piazza chiunque. In Italia invece continuiamo a guardare inebetiti, felici e contenti programmi spazzatura come 1-2-3 stalla e non alziamo un dito contro le ingiustizie.
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Parmalat/Geronzi
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2 commenti:
lo scandalo parmalat grida ancora vendetta! bel blog, complimenti. mi sono scaricato il gruppo svedese, appena lo ascolto ti faccio sapere!
ciao
enrico
grazie mille
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