mercoledì 24 novembre 2010

lo sviluppo economico dipende dalla legalità


E' quanto afferma Tabellini, rettore dell'università Bocconi ed uno degli economisti italiani più apprezzati al mondo, all'apertura dell'anno accademico 2010-2011.

L'intervento del rettore, Guido Tabellini, all'inaugurazione dell'anno accademico 2010-2011 esalta il ruolo della cultura della legalità e del capitale sociale per lo sviluppo economico, la vera sfida dell'Italia di oggi

La sfida principale per l’Italia è lo sviluppo economico, il cui rallentamento è dovuto anche afattori culturali, a un’insufficiente diffusione di una cultura della legalità che ostacola il buon funzionamento delle istituzioni.L’azione di un’università come la Bocconi è importante, dal momento che “l’istruzione è lo strumento principaleper incidere in modo duraturo sugli atteggiamenti culturali”, ha affermato questa mattina il rettore della Bocconi, Guido Tabellini, in occasione dell’apertura dell’anno accademico 2010-2011.

In mezzo secolo si è passati da una crescita cumulata del 55% nel decennio 1960-1969 alla crescita addirittura negativa del decennio 2000-2009 (e anche senza la crisi del 2009 il risultato sarebbe stato una sostanziale stagnazione); la crescita della produttività del lavoro si è arrestata dagli anni ’90; dal 2002 l’Italia investe sostanzialmente meno degli altri paesi Ue; gli investimenti diretti dall’estero rimangono vicini ai minimi storici e l’Italia non solo attrae ben pochi talenti dall’estero, ma esporta più facilmente i propri (solo l’1,66% degli immigrati tedeschi negli Stati Uniti ha una laurea, mentre per gli italiani la quota è del 4,78%).

Tutto ciò riflette, più ancora che la mancanza di riforme economiche, “un problema più generale, di tipo culturale, e cioè la presenza di valori, atteggiamenti, credenze, che ostacolano il buon funzionamento di un’economia di mercato in uno stato di diritto e il buon funzionamento delle istituzioni pubbliche in una democrazia liberale”, come conferma “un numero crescente di ricerche economiche”.

“La tutela dei diritti di proprietà, l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, la protezione dall’abuso da parte dei governi spiegano la differenza tra i paesi ricchi e quelli poveri più di qualunque altra variabile economica, sociale o geografica”, ha affermato Tabellini. “I paesi dove le istituzioni tipiche di uno stato di diritto e in particolare la giustizia funzionano meglio tendono a specializzarsi in settori produttivi più sofisticati”.

E, invece, in Italia i tempi della giustizia civile sono quattro volte più lunghi che negli Stati Uniti, la percezione dell’efficacia dell’azione di governo è inferiore a quella di alcuni paesi africani e la fiducia nelle regole della società, con particolare riguardo al rispetto dei contratti e del diritto di proprietà, sono allineati con paesi che hanno raggiunto un livello di sviluppo economico ben inferiore al nostro.

Questi fattori contribuiscono a spiegare una specializzazione “in settori tecnologicamente poco avanzati e particolarmente esposti alla concorrenza dei paesi emergenti” e fenomeni di illegalità diffusa, con un’economia sommersa stimata intorno a un quarto del Pil, tre volte più di Svizzera o Stati Uniti.

La scarsità di capitale sociale, che si associa anche a una minore propensione al decentramento organizzativo all’interno delle strutture aziendali, è uno dei motivi della piccola dimensione delle nostre imprese: in un contesto culturale, sociale e istituzionale che scoraggia il decentramento di responsabilità e rende più difficili le relazioni industriali si stenta ad attuare il decentramento organizzativo che meglio si addice alle nuove tecnologie.

Dove il capitale sociale è più scarso, i cittadini tendono a non sanzionare la corruzione dei governanti e l’Italia, nelle classifiche di percezione della corruzione, langue al 67° posto al mondo.

L’Italia, ha sostenuto Tabellini, rischia di restare intrappolata in una situazione di “equilibrio inefficiente, cioè in una situazione in cui gli incentivi individuali e le aspettative circa i comportamenti altrui sono allineati e spingono i singoli ad agire in modo controproducente per la collettività. L’illegalità diffusa riduce l’efficacia della giustizia e la probabilità di essere sanzionati, aumentando la convenienza di condotte illecite; l’evasione fiscale è un cuscinetto che permette di mantenere situazioni di inefficienza ed eccessiva frammentazione della struttura produttiva, riducendo la competitività sui mercati aperti; la prevalenza della fedeltà rispetto al merito fa fuggire le persone di talento”.

Ma un cambiamento di rotta, che passi attraverso l’istruzione e la formazione di una nuova cultura della legalità, è possibile, e, anzi, vi sono esempi storici di queste trasformazioni sociali, a partire da quella vissuta dagli Stati Uniti nel secolo scorso, da paese corrottoad esempio di senso civico e rispetto per le istituzioni. Le università, specie quelle specializzate nelle scienze economiche e sociali, possono svolgere un ruolo cruciale a questo proposito, e porre le basi per un futuro migliore.

“La nostra università è da sempre impegnata su questi temi. Il nostro intento strategico è far sì che la Bocconi sia sempre di più in grado di offrire a tutti i meritevoli le migliori condizioni e gli stimoli più forti per lo sviluppo dei membri della propria comunità, indipendentemente dalle posizioni di partenza e dal reddito familiare. Il riconoscimento del merito e la valorizzazione delle capacità individuali sono un aspetto centrale per formare senso di appartenenza e di identificazione con la società in cui viviamo: possiamo condividere un senso di appartenenza solo nei confronti di una società giusta, che offre opportunità a tutti, e dove il merito è riconosciuto. Come università, siamo però attenti a evitare che la meritocrazia non sia così esasperata da degenerare in competizione eccessiva. La Bocconi si è dotata di un sistema di regole il più possibile eque, che sono fatte rispettare con imparzialità. Anche questo è un modo per diffondere il rispetto delle istituzioni, e per sviluppare senso di appartenenza a una comunità di cui si condividono i valori”.

Università Bocconi

Nessun commento: